Pagina curata da: Proietto Clarissa, Caci Rosalinda, Nicastro Mattia, Nicastro Maria Giuliana, Lo Bue Sabrina, Centinaro Sofia.

la Chiesa madre

 Le prime mura della chiesa Madre furono innalzate nel 1629, a farsi carico delle spese fu il barone Gian Vincenzo Maria Termini e Ferreri, fondatore del paese. Il prospetto si ispira allo stile rinascimentale del XV sec. Nota distintiva di tale stile è la sovrapposizione degli ordini; infatti, la facciata nella parte inferiore fino al primo grande cornicione è in stile corinzio, la parte superiore in stile composito. Alle estremità laterali dei due piani della facciata, oggi in condizioni di degrado, quattro statue in argilla cotta, raffiguranti in alto San Pietro e San Paolo, in basso San Giuseppe e San Vincenzo. All’esterno troviamo le colonne-lesene della facciata e i rispettivi capitelli, i frontoni, i fregi, i portali, i cornicioni, i dentelli e le trabeazioni. Nel 1778 venne inserito un orologio. I portoni esterni sono in bronzo. Allo stato attuale la chiesa presenta una grande cupola appartenente all’ordine toscano. Vista dal suo interno, sui quattro pennacchi su cui si poggia presenta l’effige dei quattro evangelisti con i rispettivi attributi iconografici: l’angelo rappresentante San Matteo, l’aquila San Giovanni, il leone San Marco, il toro San Luca. Negli anni trenta del Novecento ha inizio un processo di deterioramento dovuto all’umidità, per tali ragioni l'Arciprete, ha fatto rivestire l'esterno della cupola con lamine di rame ed ha provveduto, altresì, a fare eseguire tutte le opere murarie necessarie ad assicurare la staticità della stessa. 


le statue

 Gesù Nazareno

  E’ una statua in cartapesta e legno; opera mirabile eseguita dallo scultore castelterminese Michele Caltagirone, inteso “Quarantino”.

Proviene dall’antica Chiesa del Purgatorio, chiusa al culto dal 1960. Il Nazareno, piegato sotto il peso della croce, pallido nel volto suo divino sembra rassegnato al suo tragico destino; quasi muovendo i piedi, la croce con le mani sue stringendo, sembra avviarsi verso il suo tremendo calvario, l’altare del suo grande ed estremo sacrificio compiuto per la redenzione dell’umanità.

 Viene portata solennemente in processione dalla Madre chiesa al Calvario nel giorno del Venerdì Santo.

 

 Cenacolo

Costruito nell’anno 1980, su progetto dell’Architetto. Antonio Barone da Cammarata e fatto erigere a cura dell’Arciprete Dottor Don Giovanni Di Liberto, si conserva il meraviglioso Cenacolo realizzato in argilla cotta colorata, dal geniale scultore castelterminese Michele Caltagirone inteso “Quarantino” , sul modello dello stupendo affresco eseguito dal grande genio universale che fu Leonardo da Vinci, nella Chiesa della Madonna delle grazie di Milano. Il Cenacolo del nostro Quarantino è certamente un’opera d’arte di alto livello artistico.

 


quadri

 La SS. Trinità   (o Esaltazione della Croce)   1759-1761  

di Padre Fedele Tirrito

Olio su tela, cm 400x 250

La tela risulta una delle più artificiose della produzione castelterminese di Padre Fedele ed è relativa agli anni 1759-1761; periodo in cui il pittore si trovava a Casteltermini. La composizione del dipinto, affollato di angeli e puttini, appare articolato su due piani distinti, anche se ideologicamente complementari. Nella parte superiore domina lo Spirito Santo, simbolicamente rappresentato da una colomba bianca, l’Eterno Padre e il Cristo Redentore, che come il Padre tiene in mano lo scettro del comando. Ai piedi dei protagonisti gli angeli recano i simboli della passione: frusta, corona di spine e chiodi. Intorno un moto dinamico costituito da testine di puttini festanti su uno sfondo vibrante di luce e  tendente a toni dorati e chiari raramente usati  dall’autore. Nel piano inferiore risaltano due vigorosi angeli, uno raffigurato di fronte e l’altro di schiena, nell’atto di sostenere la grande Croce inclinata per sollevarla verso la Trinità ,sono presenti particolari riferimenti ad altre opere del maestro Sebastiano Conca come lo scorcio della figura angelica nel margine sinistro, ma anche indicazioni tratte dai dipinti di Sozzi e di D’Anna  come l’angelo colto  in volo ed inserito ad incastro nel registro inferiore. I toni cromatici, infine, sono familiari alla tavolozza pittorica di Fedele.